BELLANAPOLI

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STORIA

Storia di Napoli



Preistoria


Alcune tombe risalenti all'epoca neolitica (fine III millennio a.C.) rinvenute
nel quartiere di Materdei a ridosso della Calata Fontanelle, da attribuire alla
antichissima cultura del Gaudo, provano che l'area cittadina fu frequentata già
in epoca preistorica. Inoltre sono stati trovati solchi di aratri risalenti
molto prima dell'insediamento di coloni greci.

Età antica

Nel VII secolo a.C. fu fondata la colonia di Partenope, preceduta da un approdo
commerciale dal IX secolo a.C. sull'isolotto di Megaride[5]. Tale nucleo urbano
venne successivamente indicato dai Romani col nome di Palepolis ("città
vecchia") e fu in seguito abbandonato. Nel 475 a.C., tuttavia, gli abitanti di
Cuma fondarono un'altra città cui dettero il nome di Neapolis, "città nuova",
sorta più a valle rispetto alla precedente Palepolis.

Nel 326 a.C., a seguito delle guerre sannitiche, i Romani conquistarono
definitivamente la città (con la disfatta di Palepolis), che conservò però la
lingua greca almeno fino al II secolo d.C. Nei secoli seguenti Napoli ospitò
molti patrizi ed imperatori romani che trascorsero qui pause di governo. Augusto
la scelse come sede dei giochi Isolimpici, una specie di giochi Olimpici italici
poiché era la città più "greca d'Italia".[24][25] Nel 476 d.C. l'ultimo
imperatore romano d'occidente Romolo Augusto fu imprigionato nel Castel
dell'Ovo.

Età medievale

Nel 536 Napoli fu conquistata dai Bizantini durante la guerra gotica e rimase
saldamente in mano all'Impero anche durante la susseguente invasione longobarda,
divenendo in seguito ducato autonomo (il primo duca, secondo la tradizione,
sarebbe stato Basilio, nominato nel 660-61 dall'Imperatore bizantino Costante
II,[26] anche se è probabile che egli fosse preceduto da altre persone che
avevano svolto le sue stesse mansioni, espressione comunque delle cosiddette
"famiglie magnatizie" cittadine). La vita del ducato fu caratterizzata da
continue guerre, principalmente difensive, contro i potenti principati
longobardi vicini e i corsari musulmani (genericamente definiti Saraceni),
provenienti per lo più dal Nordafrica o dalla Sicilia, conquistata dagli
Aghlabidi a partire dall'827.

In realtà l'avversione tra Cristianesimo e Islam trovò nel Meridione italico
ampi spazi di convergenza in nome della politica e dei comuni interessi
commerciali: entrambi in grado di produrre il disinvolto impiego da parte
napoletana (ma campana in genere, dovendosi comprendere in questo discorso anche
Amalfi) di mercenari musulmani, per lo più assoldati nell'insediamento (in arabo
riba?) del Traetto. Prolungato artefice di questa politica fu il vescovo di
Napoli e duca Attanasio II, a dispetto della scomunica comminatagli del Papa.

Il X secolo fu caratterizzato da una prudente politica, che mirò a tener fuori
Napoli dai giochi che si volgevano intorno a lei. Da ciò trassero giovamento
l'economia e la cultura, con lo sviluppo delle industrie tessili (specialmente
apprezzata fu quella del lino, per il quale i commercianti arabi garantivano
un'ampia importazione dall'Egitto) e della lavorazione del ferro, mentre è
attestato un proficuo scambio di materiale letterario e storico - sia religioso
sia profano, sia greco sia latino - tra la città e Costantinopoli, da cui
provenne ad esempio il greco Romanzo di Alessandro (ampiamente conosciuto anche
nell'Oriente islamico, dove il condottiero macedone fu identificato nel coranico
Dhu l-Qarnayn, "Quello delle due corna"), per merito del bibliofilo arciprete
Leone, che consentirà la successiva traduzione dell'opera in lingua latina e il
suo considerevole successo.

Attorno al 990, pochi anni dopo l'istituzione dell'arcidiocesi di Capua, Sergio
fu il primo arcivescovo della città, quando la sua diocesi fu elevata a
provincia ecclesiastica dal Papa, poco dopo che Leone III l'Isaurico, a seguito
delle dispute teologiche sorte attorno al movimento iconoclasta, passò le
diocesi dell'Italia bizantina sotto l'autorità del patriarcato di
Costantinopoli[27].

Nel 1139 i normanni di Ruggero II conquistarono la città, ponendo fine al
ducato: Napoli entrò così a far parte del territorio del Principato di Capua,
nel neonato Regno di Sicilia, con capitale Palermo; ciononostante la città
conservò la sede dell'arcidiocesi.

Dopo la dominazione sveva, durante la quale fu compresa nel giustizierato di
Terra di Lavoro, il capoluogo campano divenne parte del regno angioino dopo la
vittoria di Carlo d'Angiò su Manfredi di Svevia nel 1266 a Benevento e su
Corradino di Svevia a Tagliacozzo nel 1268. In seguito alla rivolta scoppiata in
Sicilia nel 1282 (Vespri siciliani) e l'occupazione dell'isola da parte
aragonese, Napoli, fino ad allora una delle tante città marinare del Tirreno,
divenne la capitale del regno e uno dei più importanti centri di potere della
penisola italiana. Succede a Carlo D'Angiò il figlio Carlo II ed in seguito il
nipote, Roberto d'Angiò, detto "il Savio", che fa di Napoli un centro culturale
fra i più vivaci dell'Europa e del Mediterraneo. A questo periodo risalgono i
soggiorni in città di Francesco Petrarca, Simone Martini, Giotto (che vi fonderà
una scuola pittorica giottesca fra le più importanti d'Italia) e di Boccaccio,
che nella basilica di San Lorenzo Maggiore conoscerà Fiammetta, ovvero Maria
d'Aquino ed in seguito rimpiangerà i piacevoli anni trascorsi alla corte
napoletana. Succederà al re Roberto, la nipote Giovanna I di Napoli nel 1343 e
poi sarà il momento dei d'Angiò di Durazzo nel 1382 con Carlo di Durazzo,
Ladislao I di Napoli e Giovanna II di Napoli. L'ultima grande impresa degli
angioini napoletani fu la spedizione militare di Ladislao I di Napoli, il primo
tentativo di riunificazione politica d'Italia, agli inizi del XV secolo.

Età moderna

Masaniello, uno dei protagonisti della storia cittadina
Nel 1442 anche Napoli cadde in mano aragonese, diventando una delle città più
influenti del dominio Aragonese e ospitando stabilmente, durante il regno di
Alfonso il Magnanimo (1442-1458), il re e la corte di questo grande stato
mediterraneo. Nel 1501, nell'ambito delle guerre d'Italia, il Regno di Napoli fu
conquistato dagli spagnoli e, per oltre due secoli, governato da un viceré, per
conto di Madrid. Nel XVII secolo la città vide la famosa rivolta di Masaniello
(partita da quella stessa Piazza Mercato in cui era stata tagliata la testa a
Corradino di Svevia) a causa del malgoverno spagnolo e la nascita di un'effimera
repubblica indipendente.

Nel corso della guerra di successione spagnola l'Austria conquistò Napoli
(1707), ma la tenne per pochi anni, fino al 1734, anno in cui il regno fu
occupato da Carlo di Borbone, che vi ricostituì uno stato indipendente che
comprendeva tutto il Mezzogiorno italiano e la Sicilia. Sotto la dinastia dei
Borbone Napoli rafforzò il suo ruolo divenendo, insieme a Parigi e Londra, una
tra le principali capitali europee. Con la rivoluzione francese e le guerre
napoleoniche, Napoli vide prima la nascita di una repubblica giacobina e poi la
conseguente restaurazione borbonica. Nel 1806 fu nuovamente conquistata dalle
truppe francesi condotte da Napoleone Bonaparte che affidò il regno a suo
fratello Giuseppe e quindi, in seguito, a Gioacchino Murat. Nel 1815 con la
definitiva sconfitta di Napoleone e il Congresso di Vienna Napoli ritornò
nuovamente ai Borbone.
Nel 1860 il Regno delle Due Sicilie fu conquistato dai Mille di Garibaldi e
annesso al Regno d'Italia.

Età contemporanea

Durante la seconda guerra mondiale Napoli vide, dopo l'8 settembre, la rivolta
popolare contro l'occupante tedesco comunemente detta delle Quattro giornate di
Napoli. La Napoli contemporanea è tra le più grandi e popolose metropoli
italiane e mediterranee, conservando ancora la sua storica vocazione di centro
culturale, scientifico ed universitario di livello internazionale, oltre che di
grande città d'arte e primario polo turistico.

(fonte: WIKIPEDIA)
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